Dal prof. Dario D'Ottavio, responsabile del Servizio di Chimica Analitica e Controllo della Qualità presso l’Azienda Ospedaliera S.Camillo-Forlanini di Roma, nonché membro della commissione di vigilanza per la legge 376/2000 (antidoping) e consulente dei pm nei processi doping di Ferrara, Firenze, Cosenza, ecc., riceviamo questo contributo sul problema- nandrolone e volentieri lo pubblichiamo |
IL PUNTO SULLA RICERCA ATTUALE
E’ indubbiamente la "star" farmacologica degli ultimi mesi. Assurta agli onori delle cronache per gli sconquassi che ha creato in tema di antidoping soprattutto da quanto nella rete dei controlli sono finiti nomi illustri; gli idoli del calcio, fino a questo momento considerati quasi degli insospettabili della farmacia proibita. Una decina di positività nel giro di pochi mesi: nomi "pesanti" nella rete, da Davids a Stam, Guardiola, per non parlare del povero Longo, il mezzofondista che a differenza dei calciatori si trova a dover scontare due anni di sospensione per una positività attribuita all’assunzione di un integratore . Una autentica "strage" da nandrolone. Cosa sta succedendo? E’ scoppiata la moda? I controlli sono diventati più efficienti? E i calciatori che ruolo hanno avuto? Colpevoli? Innocenti? Ignari? Furbi approfittatori della confusione che spesso regna nelle norme? Colpevolisti e innocentisti si sono dati battaglia. Ma spesso senza la necessaria chiarezza. Cerchiamo, dunque, di offrire un piccolo contributo per una interpretazione del problema. Partiamo da un dato che a prima vista può sembrare irrilevante e che invece non lo è. Quando nelle urine di un atleta vengono rinvenuti i metaboliti del nandrolone l’atleta viene dichiarato "non negativo". Perché non semplicemente "positivo"? La definizione è scientificamente corretta: infatti, nelle urine non si ricerca il Nandrolone (19-nortestosterone) mai - come già anticipato - i suoi metaboliti; ovvero: il norandrosterone (NA) e noretiocolanone (NE). Questi metaboliti possono provenire anche da altri steroidi quali il norandrostenediolo ed il norandrostenedione per cui la dizione di cui sopra appare corretta, in quanto. non esprime la certezza che sia stato assunto nandrolone e quindi non esclude la possibilità di assunzione delle altre sostanze. Comunque sempre nel campo degli anabolizzanti, vietati dai regolamenti. L’atleta viene dichiarato "non negativo" quando la concentrazione urinaria di norandrosterone (NA) supera il livello di 2 ng/mL Il primo problema che si pone è se tale limite sia in grado di garantire con certezza che a monte ci sia stata assunzione di sostanze steroidee. Per chiarirci le idee vediamo quanto riportato dalla letteratura circa gli intervalli di riferimento, in soggetti normali, relativi all’escrezione di questo metabolita.
Dehennin, Bonnaire e Plou (1) in un lavoro del 1999 descrivono il metodo di determinazione e calcolano l'intervallo in soggetti che non hanno assunto lo steroide.
Ecco qui di seguito le caratteristiche del metodo per la determinazione del norandrosterone :
Precisione alla concentrazione di 0.4 ng/mL 4%
Precisione alla concentrazione di 0.04 ng/mL 14%
Recupero analitico 82%
Limite di determinazione analitica 0.02 ng/mL
Tali caratteristiche consentono di poter affermare che il metodo è altamente affidabile per determinare concentrazioni al pari od al di sopra di 2.0 ng/mL.
Gli autori hanno determinato inoltre l’intervallo di
riferimento su campioni di urine di trenta soggetti. L'intervallo di
concentrazione urinaria di NA oscillava tra 0.01 e 0.32 ng/mL. La media
geometrica di tale distribuzione addizionata di 4 Deviazioni Standard portava a
2.0 ng/mL.. Tale dato sta a significare che la probabilità che un soggetto
possa presentare il valore pari o superiore a 2 ng/mL è inferiore ad 1 caso su
mille.
Un altro lavoro di Kintz, Cicimele,Ludes (2) del 1999
conforta quanto sostenuto poco sopra. Infatti, un campione di popolazione
normale ed atleti (60 soggetti) mostrava valori chiaramente al di sotto del
limite di 2 ng/mL. In tale lavoro si evidenziano altre interessanti ed
importanti informazioni:
Somministrazioni orali di nandrolone solfato pari a 22 mg
danno una risposta positiva sino a 48 ore dopo l'ingestione.
Somministrazioni intramuscolari pari a 50 mg di undecanoato
danno una risposta positiva oltre un mese dalla somministrazione.
Somministrazioni orali pari a 100mg di norandrostenediolo e
norandrostenedione danno una risposta positiva sino ad 8 giorni.
Ovviamente non tutte le opinioni sono concordanti infatti Le
Bizec et all. (3) affermano che il norandrosterone aumenta dopo un esercizio
intenso fino a tre a quattro volte e suggeriscono di rideterminare i limiti
attuali dopo ricerche complementari che codifichino esattamente i valori
massimali fisiologici sotto stress.
Facile concludere che se l'aumento di 2-4 volte viene
calcolato partendo dai valori uguali a quello massimo (0.32 ng/mL) riportato nel
precedente lavoro, un aumento anche di quatto volte non consentirebbe di
raggiungere il limite di 2 ng/mL il che è in linea con i dati rilevati nelle
competizioni.In un altro studio lo stesso Le Bizec et all sostiene
che è possibile superare il limite consentito senza assunzione farmacologia.In
tale lavoro viene riportato (3 casi...) che l'ingestione di 310 gr di carne di
suino non castrato (in cui il 17 beta nandrolone è presente) possa dare un
valore al di sopra del limite prefissato ritornando nella norma dopo 24 ore. In
un lavoro successivo gli stessi autori precisano che le più elevate
concentrazioni di ormoni steroidei sono state trovate nei testicoli, nel fegato
e nei reni dell’animale.
Al di là del numero di casi esaminati (soltanto tre) non mi
sembra plausibile ricondurre la positività degli atleti all’assunzione di
tale alimento: sia per i ridottissimi tempi in cui i valori ritornano nella
norma sia perché è altamente improbabile che un atleta poco prima di una gara
si imbottisca con 310 grammi di carne di cinghiale o ne mangi fegato e...
testicoli.
Altro fattore che potrebbe produrre un aumento della
concentrazione dell’analita nelle urine potrebbe essere una inadeguata
conservazione del campione durante il trasporto al laboratorio. Un aumento della concentrazione si potrebbe avere per
fenomeni di evaporazione del liquido biologico (provetta non tappata; ipotesi
poco probabile con gli attuali, costosissimi kit di prelievo) ma per avere
aumenti significativi dovrebbe passare un tempo talmente lungo da non essere
conciliabile con i normali tempi di trasporto. Infatti, in ambito
laboratoristico, i campioni destinati alle determinazioni ormonali vengono, se
non trattati immediatamente, conservati a -20°C in quanto si teme un loro
deterioramento (e quindi una diminuzione della loro concentrazione) non per il
motivo opposto.
Ma i dubbi maggiori sul limite stabilito dai regolamenti
sportivi nazionali e internazionali vengono dal tentativo di dimostrare che i
mammiferi (dunque anche gli esseri umani), possano produrre nandrolone endogeno.
I meccanismi di produzione di nandrolone endogeno ed il suo contributo in vivo
nei processi di aromatizzazione appare sconosciuto, ma in un interessante lavoro
Reznik et all.(5) dimostrano che la somministrazione di hCG (gonadotropine
corioniche) stimola l’escrezione urinaria di elevate concentrazioni di NA ed
estradiolo evidenziando questo effetto come significativo per giustificare l’origine
endogena dell’escrezione di bassi livelli di NA.
Ritengo, in particolare nel calcio, l’assunzione di
nandrolone piuttosto aleatoria in quanto le quantità da assumere per produrre
effetti ergogenici tangibili siano tali da persistere nell’organismo troppo
tempo e da lasciare quindi poco scampo nel caso di un controllo antidoping.
Il problema esiste, invece, per gli steroidi anabolizzanti
eventualmente presenti e non dichiarati negli integratori. Infatti la produzione
ed il commercio di integratori non è controllata dalla US Food and Drug
Administration (FDA) ed è, quindi, possibile che, in una serie di prodotti e
sostanze vietate siano presenti in concentrazioni tali da dare esito positivo ai
test antidoping. In un lavoro, Catlin DH e (6) all. concludono che tracce
contaminanti di androstenedione e 19-norandrostenedione sono sufficienti per
dare origine a positività dei test urinari per il 19-norandrosterone e che
anche piccole dosi di steroidi pari a circa10 microgrammi assunte per via orale
sono assorbite ed escrete nelle urine.
Dato che in molti prodotti queste sostanze non vengono
riportate nell’etichettatura è opportuno prendere in considerazione che una
eventuale positività possa essere riconducibile a questa situazione. Forse per
questo alcune federazioni, come l’Uci, la federazione ciclistica
internazionale, pongono nei regolamenti anche il divieto "...di utilizzare
sostanze, alimenti e/o bevande di cui non si conosce la composizione. Ed è
opportuno sottolineare come la composizione non è sempre completa e può
comprendere sostanze proibite" (art. 7 RDAC, comma 2).
In conclusione mi sembra che il limite di 2ng/mL sia
oggettivamente corretto. Resta, però, il problema degli integratori a rischio
di "inquinamento". E qui si sconfina su di un terreno molto difficile.
L’integratore "inquinato" è assunto in buona fede o volontariamente
con la filosofia che "se mi beccano dico che ho preso l’integratore e me
la cavo"? Discorso difficile e tesi indimostrabili. Che fare allora? Dando
per acquisita l’affidabilità delle determinazioni analitiche (di cui il
collega Francesco Botré è ottimo garante) la soluzione consiste nell’obbligare
le Ditte produttrici a garantire ed etichettare che l’assunzione dei prodotti
proposti non comporti positività ai test antidoping. Agli atleti la facoltà di
scelta: l’assunzione di ogni altro prodotto sarà a loro rischio e pericolo.
Dario D'Ottavio
Bibliografia
1) Dehennin, Bonnaire e Plou (J.Chromatogr.Sci Appl 1999 Ian 22,721(2) 301-7)
2) Kintz, Cicimele,Ludes del 1999 (Acta clin Belg Supp 1999, 68-73)
3) Le Bizec, Monteau, Gaudin. Andre (J Chromatogr B Biomed Sci Appl 1999 Feb 19,723(1-2)157
4) Le Bizec et all (Rapid Commun Mass Spectrom 2000,14(12)1058-65.
5) Reznik et all, J.Clin.Endocrinol Metab 2001 Jan;89(1):146-150
6) Catlin DH. Et all (AMA 2000 Nov22-29;284(20):2618-21