LE SOSTANZE E I RISCHI - 2 Torna alla Home Page
PRIMA PARTE TERZA PARTE

a cura del Dott. Maurizio Pugliese

METILFENIDATO

In commercio col nome di Ritalin, dal nome del suo maggior metabolita, l'acido ritalinico, eliminato con le urine. Usato per bambini disattenti e nella narcolessia (bisogno irresistibile di dormire), ha prodotto, prima di essere ritirato dal commercio, il suo bravo numero di tossicomani.

L'azione è simile a quella dell'amfetamina, con una eccitazione mentale superiore alla attivazione fisica. L'intossicazione acuta causa convulsioni.

PEMOLINA

Simile al metilfenidato, ma a differenza di questo, che ha una azione di 2-4 ore, aveva effetto per tutta la giornata.

INIBITORI DELLE MAO

Sono farmaci antidepressivi, e servono ad innalzare il tono dell'umore nei depressi: le MAO sono infatti degli enzimi (Mono Amino Ossidasi) che distruggono le catecolamine, ossia l'adrenalina e la noradrenalina (che abbiamo visto essere liberate invece dalle amfetamine). Gli inibitori delle MAO, o anche Anti-MAO, si legano alle MAO, bloccandone l'azione, e producendo in sostanza anche in questo caso un aumento in circolo delle catecolamine. Il problema è che l'azione comincia a vedersi dopo alcune settimane dalla assunzione del farmaco, e dura alcune settimane ancora dopo l'interruzione della terapia: già questo ha fatto sì che anche in terapia neuropsichiatrica siano quasi abbandonati, anche perché interferiscono con moltissimi farmaci. Nel doping veniva usata (o viene usata ?) una sola molecola: la tranilcipromina (Parnate, di fabbricazione statunitense).

Un altro problema delle anti-MAO sono le interazioni che tali farmaci hanno con alimenti di uso comune, come formaggio, fichi, vino rosso, che contengono tiramina, amina che non viene più inattivata dalle MAO (inibite dal farmaco): Può conseguirne un massiccio rilascio delle catecolamine immagazzinate, e di conseguenza gravi crisi ipertensive, con effetti devastanti (emorragie intracraniche, infarto cardiaco).

Ma l'impiego del farmaco può anche, al contrario, causare ipotensione: questo perché l'eccesso di catecolamine a livello del sistema nervoso centrale, ed all'interno della cellula nervosa, provoca una riduzione del rilascio delle stesse; non solo: l'azione anti MAO a livello intestinale determina una mancata inattivazione di amine anomale dagli alimenti ( optopamina, ad es.), che non hanno l'azione neurotrasmettitrice delle catecolamine, ma competono con esse a livello dei recettori nervosi.

Torna su

BETA BLOCCANTI

Sono una categoria di farmaci a parte, nel senso che vengono impiegati dagli atleti non per elevare il livello di performance muscolare, ma per ridurre il tremore dovuto alla scarica di adrenalina causata dalla situazione competitiva. Gli unici sportivi ad avvalersene sono coloro che praticano un qualche genere di tiro al bersaglio, per dare maggior fermezza al braccio che impugna l'arma.

Ma non è tutto qui: l'azione dei beta bloccanti si esprime anche a livello del cuore, riducendo la frequenza cardiaca, e consentendo al tiratore di premere il grilletto nelle pause fra un battito e l'altro, per rendere ancor più ferma la mano.

Peccato che tutto questo abbia un prezzo, come sempre avviene quando un soggetto sano assume un farmaco che, inevitabilmente, andrà a turbare un equilibrio: la minor frequenza cardiaca diminuisce la gettata cardiaca, e come conseguenza il grado di irrorazione muscolare. Negli sport dove, oltre che premere un grilletto, occorra anche uno sforzo muscolare (il biathlon, o il pentathlon, ad es.) l'adattamento del cuore e della circolazione muscolare allo sforzo può risultare inadeguato: il cuore può "restare indietro" rispetto alla richiesta di sangue (e di ossigeno, dunque) che il gesto atletico imporrebbe. E ancora: la glicogenolisi muscolare (ossia la demolizione dei depositi di carboidrati a livello del muscolo) viene ridotta dai beta bloccanti, per cui al muscolo verrà a mancare il "carburante" per la contrazione muscolare, oltre che l'ossigeno che consente di bruciarlo. Ci sono tutte le premesse per aspettarsi una diminuzione della competitività.

Ed anche i benefici della attività fisica sul metabolismo dei grassi vengono ridotti: aumentano i trigliceridi ed il rapporto fra il colesterolo "buono " e quello "cattivo" diventa più sfavorevole.

Appartengono alla famiglia : oxprenololo, pindololo, propranololo, sotalolo, alprenololo, mepindololo, ed altri ancora. La desinenza in -lolo può quindi mettere in allarme chi non volesse "doparsi" a sua insaputa.

Torna su

CORTICOSTEROIDI

In termini più correnti sono detti cortisonici. Sono ormoni prodotti naturalmente dalla corteccia surrenale , ed il loro livello sale naturalmente in condizioni di stress (o almeno, questo succede per il cortisolo, capostipite della famiglia). Lo stress aumenta infatti il Corticotropin Releasing Factor, che a sua volta stimola la produzione di ACTH, l'ormone adrenocorticotropo, che induce l'aumento della produzione di cortisolo.

Tutto ciò ne ha fatto tentare l'uso nello sport, anche se cortisolo e derivati hanno una caratteristica non precisamente gradita per gli sportivi: sono ormoni catabolizzanti, ossia l'esatto contrario degli anabolizzanti. Questi ultimi favoriscono la costruzione di tessuti (muscolari, ad esempio, da cui l'uso da parte dei culturisti), mentre i catabolizzanti la ostacolano. Perché dunque l'impiego nel doping? Per l'effetto di protezione del sistema nervoso centrale dagli ondeggiamenti della glicemia nell'arco della giornata, ossia dagli sbalzi dei livelli di zucchero nel sangue, ma soprattutto (e qui ritroviamo una azione che già abbiamo visto negli stimolanti …) per l'effetto dopaminergico: innalzamento del tono dell'umore, euforia, benessere (si ricorderà che la dopamina viene definita l'amina della follia), fino però a reazioni psicotiche.

L'eccesso di cortisone comporta inoltre aumento della pressione arteriosa, debolezza muscolare da diminuzione del potassio nel sangue e, alla lunga, miopatia steroidea (ossia degenerazione muscolare di origine ormonale), aumento della glicemia (attenzione a chi ha predisposizione al diabete!), aumento della secrezione acida nello stomaco.

Torna su

DIURETICI

Aumentano la produzione di urina da parte del rene. Nello sport sono usati con un duplice scopo (sempre truffaldino): accelerare l'eliminazione da parte del rene di eventuali altre sostanze doping assunte, per cercare di non farsi scoprire ai controlli, oppure (e qui, oltre all'intento truffaldino, vi è una considerevole quota di incoscienza) per scendere di peso negli sport di combattimento, nei quali vige il convincimento che "più si scende di categoria, più ci sono probabilità di vincere…". Un ulteriore impiego trovano nei body builders, per ridurre lo spessore dello strato sottocutaneo, ed evidenziare ulteriormente il muscolo.

Tra i più usati troviamo acetazolamide e soprattutto furosemide (il notissimo Lasix), che ha un effetto potente e rapido, della durata di 2-3 ore. Molto meno pratici i tiazidici, che possono agire per 48 ore e più.

Perché sia evidente il rischio che comportano farmaci del genere sarà bene chiarire che una riduzione della massa liquida non può essere distrettuale, ossia interessare solo il tessuto sottocutaneo, ad esempio, perché la massa liquida può essere distribuita in compartimenti (intracellulare, extracellulare, sangue circolante), ma i tali compartimenti sono come dei vasi comunicanti: non si può sottrarre liquido da uno senza che si abbassi il livello anche degli altri.

Immaginiamo un atleta che debba scendere in una categoria di peso inferiore, e che per far questo aumenti la diuresi. Ciò che perderà non sarà solo urina ma, con la disidratazione, anche il volume del sangue circolante verrà ridotto (da qui la diminuzione della pressione arteriosa).

Se consideriamo che l'atleta in corso di allenamento perde già parecchi liquidi col sudore e la respirazione e che, ovviamente, per scendere di peso non reintegra le perdite, vediamo che il soggetto viene ad essere doppiamente disidratato. Immaginiamo che tale soggetto si alimenterà anche meno del necessario, e magari, per via della stagione agonistica (spesso il periodo di gara coincide con la stagione calda) o della latitudine, si troverà a combattere in ambiente afoso o magari con una tenuta che poco favorisce la termodispersione. A questo punto risulta evidente che il nostro soggetto avrà un sangue meno fluido (rischio di tromboembolie!) e insufficiente, per quantità, ad irrorare il muscolo impegnato nel lavoro. Risulta evidente che il muscolo non potrà essere nutrito a sufficienza, e dunque sarà più debole (anche più ridotto di volume, il che dovrebbe interessare i body builders), più soggetto a contratture. Risulta evidente che il cuore dovrà pompare in un sistema circolatorio in cui il la massa circolante sarà insufficiente, e quindi il suo lavoro sarà più faticoso e meno produttivo (rischio di collasso, ma anche di infarto)

Insomma, il doping da diuretici, per quanto più di rado goda degli onori della cronaca, fa la sua buone dose di vittime e, al contrario di altri farmaci che, seppur slealmente e a prezzo di notevoli rischi, aumentano la prestazione, ha un effetto assolutamente negativo sulla prestazione. Un illustre Collega ebbe a dire in merito "Ho visto vincere atleti infortunati, ma non ho mai visto vincere atleti disidratati"

Torna su